Verginità in tv e nel porno: due lati di una stessa medaglia

E’ una mia impressione o mai come negli ultimi tempi la verginità è diventata un trend da spendere a pubblico ludribio e consumo a seconda dei contesti? Lungi da me essere o fare la bacchettona (mai stata e mai fatta), ma questo continuo tam tam che sto riscontrando in diversi programmi televisivi di giovincelle, talvolta anche procaci, che mettono in mostra come “reale” la propria verginità salvo essere vestite come pornostar sul set, davvero mi lascia perplessa.

Verginità: vendita in asta a 45.000 sterline

Shopping, cena (nel ristorante scelto da lei) e gran finale sotto le lenzuola per una prima volta davvero unica e irripetibile, il tutto per 45.000 sterline. E’ stata questa la cifra alla quale una giovanissima ragazza di nome Noelle, e a quanto sembra anche molto attraente, ha scelto di vendere la sua verginità tramite un’asta on line.

Virgin Great Pussy: quando la bambola perde la verginità

Bambole dell’amore – o del sesso – in tutte le salse. L’imbarazzo, al momento della scelta, è dunque comprensibile.

Virgin Great Pussy: vi suggerisce qualcosa? Ecco a voi una bambola made in Japan che perde la verginità, ma è capace pure di ricostruirsela. La proposta arriva dal sito Jlist specializzato in gadget per adulti che da qualche tempo ha messo in vendita questo giocattolino di 2 chili e 600 grammi.

Perde la verginità in diretta tv: il caso Nicki Blue

Che la verginità non sia più al primo posto tra le virtù odierne non stupisce nessuno. Anzi, il rapido mutamento dei costumi ci spinge verso una sessualità sempre più libera e aperta anche alle esplorazioni gay, queer, o trans. Tuttavia l’ultimo live show andato in onda sul sito Kink ha sollevato un polverone perché la protagonista Nicki Blue ha accettato di perdere la verginità durante la diretta sulla web tv del sito, il 15 gennaio.

Nicki Blue è una giovanissima modella fetish di appena 21 anni, ma è già un volto noto per gli amanti del Bdsm che sono registrati al sito Kink. Le piace il petting e lo spanking, ma fino a due giorni fa era ancora “casta e pura”, o per meglio dire “intatta”, quando Nicki finalmente ha deciso di infrangere l’ultimo tabù. Ma invece di mantenere la cosa privata, Nicki Blue ha optato per una live cerimony, cioè un vero e proprio show televisivo dove a contendersi la prima volta di Nicki sono stati tre pornostar amatissimi dal pubblico di Kink: Mark Davis, Jack Hammer, e James Deen. Ma ignoro chi sia stato il vincitore, perché ho preferito non seguire la diretta.

Vietato in Egitto il finto imene cinese

il kit per la verginità

La Cina è proprio la patria dei falsi. Borse taroccate, scarpe taroccate e adesso anche vagine. L’imene “made in China” è l’ultimo ritrovato per tornare vergini in un minuto. In vendita sul sexyshop Gigimo,  il kit per la verginità artificiale si può acquistare per la modica cifra di 30 dollari, e consiste in un imene artificiale da inserire all’interno della vagina per simulare la purezza e “integrità” della donna.

L’imene artificiale è molto elastico, e al momento della penetrazione rilascia un liquido di colore rosso simile al sangue virginale. Insomma si tratta di una imitazione perfetta, ma così perfetta che l’Egitto vuole mettere al bando l’importazione e la vendita di questo prodotto perchè incita alla frode.

L’anello della purezza adesso è sull’iPhone

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Ci sono applicazioni iPhone per quasi tutto: con il cellulare possiamo scegliere un buon vino, oppure trovare la strada più breve per andare al ristorante, e da oggi possiamo anche ostentare la nostra verginità. Infatti, da iTunes si può scaricare l’applicazione Purity Ring per iPhone, che permette di visualizzare sullo schermo un anello d’argento con sopra inciso “purity”, a simboleggiare la scelta del proprietario del telefonino, di rimanere casto, o casta fino al matrimonio.

L’usanza di indossare l’anello della purezza è nata in Arizona, in seno alla chiesa evangelica, e si porta all’anulare sinistro proprio perchè chi lo porta fa il voto di rimanere vergine fino al matrimonio, quando l’anello sarà sostituito dalla fede nuziale.

The Virginity Soap, il sapone che ti restituisce la verginità

In Egitto e in Medioriente va fortissimo, tanto che oramai è possibile trovarlo dappertutto, anche al supermercato: stiamo parlando di “The Virginity Soap” un detergente intimo femminile dall’effetto a dir poco “miracoloso”, perché promette di restituire alle donne la verginità perduta. A prima vista, può sembrare un sapone come un altro, ma i produttori di questo articolo assicurano che nessun altro sapone ha un effetto astringente tanto forte “da restringere le mucose dell’imene delorato“.

Con un lancio pubblicitario in grande stile, The Virginity Soap si presenta come un’alternativa più economica all’imenoplastica, cioè alla ricostruzione chirurgica dell’imene, che finora era l’unica soluzione per quelle donne che, per motivi sentimentali o religiosi, desideravano riacquistare la perduta illibatezza. Insomma, sembra proprio che basti una lavata per tornare tutte caste e pure.

Ventiduenne mette in vendita la verginità per poter studiare

Ci risiamo. Se si è giovani e carine, la cosa migliore da fare per guadagnare un po’ di soldi e magari un po’ di celebrità, è sempre la stessa: mettere in vendita la propria verginità. A farlo stavolta è la ventiduenne americana Natalie Dylan (nome fittizio) che per pagarsi gli studi, per la precisione un master in «Psicologia della famiglia e del matrimonio», ha messo all’asta la sua “prima volta”. L’iniziativa ha riscosso un clamoroso successo negli Stati Uniti, e le offerte hanno raggiunto cifre da capogiro, arrivando a sfiorare la cifra di sei milioni di dollari. A dire il vero, noi italiani siamo abituati a questo genere di “marketing”, e non ci meravigliamo più di tanto.

Qualche mese fa, anche l’ex concorrente del Grande Fratello Raffaella Fico mise in “vendita” la sua virtù per un milione di euro (una bazzecola se paragonata alle quotazioni raggiunte dall’americana), salvo poi tirarsi indietro davanti alle prime critiche. Le critiche non si sono fatte attendere nemmeno nel caso di Natalie Dylan, soprattutto riguardo la sua presunta verginità. Ad insospettire anche noi di Cooletto, sono state prima le dichiarazioni della giovane, che si dice pronta a “capitalizzare la sua verginità”, e poi il posto scelto per tenere questa bizzarra asta (e il successivo scambio di capitale e merce), cioè la nota casa di appuntamenti Bunny Ranch in Nevada, dove già la sorella aveva lavorato per tre mesi come prostituta, e sempre per pagarsi gli studi. Per spazzare via ogni dubbio, Natalie si è offerta di sottoporsi ad un esame medico che garantisse la sua verginità.

Perché diamo importanza alla verginità?


L’atto di perdere la verginità, prima di essere catalogato come una delle tante esperienze sessuali, è comunemente considerato dalla cultura occidentale come un importante rito di passaggio. Questa concezione è stata spesso enfatizzata da molti romanzi e film destinati al pubblico adolescente (basta ricordare il cult per teenager “American Pie”), ma in generale la perdita della verginità può essere vista o come un evento di cui vantarsi oppure come un fallimento di cui vergognarsi, a seconda delle percezioni culturali e del proprio orientamento religioso. Storicamente, il valore attribuito alla verginità è fortemente influenzato dalla percezione dei ruoli di genere. Vale a dire che per il maschio la perdita della verginità viene considerata quasi sempre come motivo d’orgoglio, mentre per la donna il non essere più vergine è spesso visto come qualcosa di cui vergognarsi, tanto che in passato le donne non più illibate erano guardate con disprezzo perché portavano addosso il disonore.