Letteratura erotica amatoriale: Ifigonia in Culide

Oggi travalicheremo un po’ i sacri limiti della letteratura erotica tradizionale per presentarvi un vero e proprio capolavoro di arte letteraria pornografica: Ifigonia in Culide. Inutile sottolineare che si tratti di un’opera latamente goliardica e dotata di quella patina di volgarità che si addice ogni tanto  a dei testi a sfondo sessuale. La sua storia è davvero pittoresca: basti pensare che tuttora i suoi autori sono sconosciuti al mondo sebbene per anni, decenni gli alunni delle scuole superiori e delle università si siano passati questo testo tramandandolo di generazione in generazione al pari di un testo sacro.

Cosa Fanno le tue mani:il primo videolibro erotico per non udenti

Tra i tanti tipi di libri erotici disponibili forse proprio nessuno fino ad ora aveva pensato ad un titolo così innovativo. E che soprattutto si candida ad essere un vero e proprio caso. Il prossimo 7 maggio uscirà infatti il primo videoromanzo erotico in Lis, la lingua italiana dei segni.

Il suo titolo è davvero tutto un programma: Così fanno le tue mani.

Poesie erotiche: La distanza dei punti

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Un ritratto appassisce,

quando la foto è in lutto.

E non merito sguardi,

ma solo distanza dai tuoi punti.

I ricordi mostrano rughe,

e sono segni spenti.

I corpi hanno danzato di spirito,

con una presa di estrema passione.

Violento il mio tocco affondava,

la carne in urla di brame.

Racconti erotici: Poche armonie

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Non voglio discutere, ma desidero solo fare l’amore con te. Da tempo non ci tocchiamo, sembriamo due amanti che si vedono quando possono, e invece siamo una coppia che si ama. Tu mi ami? Amareggiata e delusa, ingoio sempre il mio solito pasto e per di più, freddo. La nostra sfera sessuale supera ogni limite, eppure ci diamo tutto ora e rimandiamo per sempre. A te va bene così, non importa e fai finta di niente. Io non posso credere a tanta disinvoltura del tuo egoismo. Non contano i miei pensieri, non sono importanti. A me non piace più stare male e non lo merito. Basta.

Ricordo il tuo desiderarmi. Ricordi il mio desiderarti. Sfrenato è il nostro delirio, dove il mio tocco sa di incanto. Ma tra di noi c’è sempre qualcosa che rovina, che blocca, che consuma prima di noi. Io sento cose che tu non senti, e viceversa. Rotolare il destino, è un rifugio di un cuore infranto. Maledetta perplessità che gioca come un rogo al vento. Il mio corpo ha sete di sesso, perchè Sexista io sono. A te non interessa il mio andamento, mi cerchi solo quando a te va. A me così non va.

Racconti erotici: Camaleonti

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Le sue spalle sono una sorpresa. Non pensavo che Trevor avesse delle spalle così larghe. Capisco perché le giacche non gli cadono mai bene, o troppo larghe, o corte di manica. Non l’ho mai visto nudo, non ho mai sentito il sapore della sua bocca prima d’ora. Sa di whisky, ha bevuto, beve sempre più spesso e più forte. Trevor mi abbraccia e mi tira a sé, mi passa le mani sul seno, sui fianchi, e fa tutto questo senza un gemito, senza un sospiro. È freddo, distaccato. Mi conosce bene e non si fida. Sa che non faccio mai nulla senza uno scopo, e probabilmente si sta già chiedendo dov’è che voglio arrivare. Mi sfila via la maglia, il reggiseno, mi accarezza la curva della schiena con le dita, ed avverto un brivido. Non lo aveva mai fatto, almeno non così, con tanta tenerezza. I suoi occhi sono aperti su di me. Sono di un verde chiarissimo, e sembrano chiedersi il perché. Perché sta accadendo proprio adesso.

Ma Trevor non ha il tempo di trovare una risposta, le mie mani già lo sfiorano, gli scivolano tra le cosce, fino all’inguine. Non posso fare a meno di toccarlo, di baciarlo, di perdermi nel suo odore, mentre con la lingua disegno mille arabeschi sul suo corpo. Guardo gli occhi di Trevor che sfumano nel verde più intenso, e lo sento deglutire.

Racconti Erotici: Rossofuoco

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La luce del locale è troppo forte. A darmi fastidio non è l’intensità, bensì il colore. Non amo il rosso, questa tinta ha in sé troppe sfumature. Rossi sono i graffi che ho impressi sulla pelle, rossi gli occhi segnati dalle lacrime. Rossi sono i segni dei tuoi denti, che stuzzico ancora adesso, sperando invano che non vengano cancellati dal tempo. Li vorrei tatuati sulla pelle. Ti vorrei un’altra volta qui.

Nel frattempo la musica cresce di intensità, sale come un’onda. Mi lascio prendere dal ritmo. Mi volto e fisso il tizio che ho rimorchiato dieci minuti fa. Anche lui mi sta guardando. Molto, troppo intensamente. Benissimo. I suoi occhi neri mi bruciano, mi danno quel calore giusto, quello che mi scioglie dalla bocca fino al seno, al ventre, alla fica. Perfetto.

Racconti erotici: un piccolo estratto da Fetish Sex

racconto bdsm

Molti pensano che la schiavitù sia violenza, tortura, una mera faccenda di fruste e catene, ma non è così. La vera schiavitù è molto più complessa. La schiavitù è innanzi tutto un’attitudine mentale. È guardare in faccia i propri limiti e capire che se non si è abbastanza forti da comandare, si deve essere altrettanto forti da sottostare a chi ha davvero autorità.

Il mio Padrone non ha bisogno di incatenarmi, di imbavagliarmi o di mettermi in faccia una di quelle buffe maschere di lattice nero. Quelli sono materiali di scena, accessori per coppie borghesi in vena di una serata un po’ trasgressiva.

Racconti Erotici: Bello

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Se al posto tuo ci fosse un altro, per descriverlo userei parole come “affascinante” o “intrigante”. Parole che non significano niente, e che alla fine uso solo per prendere in giro chi pensa di avere qualcosa da dire, o da dimostrare. Invece, tu per me sei “bello”. Bello da qualsiasi punto di vista io ti guardi, bello sotto ogni angolazione, di fronte o di profilo, illuminato dalla luce o perso nel buio di una tenda spessa un dito. Bello quando ti muovi nel sonno, bello quando ti alzi e resti per un attimo al centro della stanza, nudo, immobile, coi segni del cuscino ancora sulla faccia. Bello quando vai a pisciare e lasci la porta aperta, perchè in fondo non te ne frega niente del pudore, o della privacy, o di me.

Io non cambio idea facilmente, questo l’hai imparato col tempo, e l’hai imparato a tue spese. Oggi ne porti i segni, domani ne andrai addirittura fiero. Io sono quella piccola ruga che si nasconde sotto il tuo occhio sinistro, io sono la novità, il mistero, il pericolo che cercavi. Io sono il corpo che scavi con la mente, con le mani, con la lingua. Sono la bocca semi aperta che cerca la tua pelle, sono il morso che ti blocca alla gola, sono il pugno che ti ha colpito quando non te l’aspettavi. Sono il corpo che vorresti raccontare, se prima avessi imparato a leggere. Ma la grammatica non ti interessa, e puntualmente chiudi gli occhi sulle avvertenze e precauzioni d’uso che sono scritti sulla mia pelle. Io sono l’effetto indesiderato.

Racconti Erotici: Stanza d’albergo

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Stanza d’albergo – un racconto di Cristiana Danila Formetta.

Sei buffo quando dormi. Tutta la tua faccia si rilassa, e affonda completamente nel cuscino. La piega delle guance diventa più morbida, e la bocca si schiude in uno sbuffo. Ecco, se mi avvicinassi adesso, potrei respirare il tuo fiato, e toglierti così un po’ di vita. Oppure, potrei stringermi teneramente a te, legare questo corpo magro al mio, chiederti se mangi mai abbastanza, e forse dubitare della tua parola, rimproverarti di non saper badare a te stesso. Ma potrei anche fregarmene di tutto questo. Mandare la dolcezza al bando e toccarti, da sotto le lenzuola. Mille carezze che ti costringono ad aprire gli occhi, e mani che all’improvviso smettono di essere inerti per rispondere al mio invito. Posso fare mille cose, stanotte. Posso sfinirti. Spaccarti il cuore con un sorriso. Posso ucciderti, e soffocarti con un bacio anziché con un cuscino. Diventare ladra e assassina per un amore clandestino. Posso fare mille cose, e invece niente. Non mi muovo. Ti osservo che dormi beato e sembri felice. Io non ci riesco.
Ho già provato a chiudere gli occhi e contare le pecore. Le ho contate una ad una. Poi in coppia, e alla fine credo di aver contato l’intero gregge senza nemmeno un accenno di torpore. Non ho sonno, e una veglia forzata mi costringe a pensare a cosa è andato storto, questa volta.
Cosa c’è che non va? Cos’è che non mi fa dormire?

Non è colpa tua, non è colpa della tua faccia che continuo a fissare, invece di addormentarmi. La tua faccia mi piace, è bella, mi fa star bene. Sapessi quante volte ho sognato di averla qui accanto sul guanciale per una notte intera, e stare a guardarti. Anche il tuo corpo è molto bello, magro come quello del Cristo, sacro per me più di un altare. Non è colpa tua, non è colpa del sesso. Anche quello è stato magnifico. Magnifico è spogliarti, toglierti di dosso i pantaloni, la camicia, baciarti il petto un’infinità di volte, sentire quelle gambe lunghe e magre fra le mie. Magnifico, certo. E terribilmente provvisorio. Perché tu ed io sappiamo che domani al risveglio, saremo ancora costretti a far ritorno ognuno a casa sua, ognuno fra le braccia dell’altra o dell’altro. L’altro che non sei tu, amore mio.