Racconti erotici sul Web: Finestra sul cortile – parte II

nude reclining by Chewy Chua

Vi è piaciuta la prima parte del nostro racconto?
Siete curiosi di sapere come va a finire?
Allora continuate a leggere.

Finestra sul cortile (seconda parte)

  • di Inachis_Io

«Io esco!», mi grida il maritino aprendo la porta.
«Va bene! A dopo!».
Premo il tasto “chiama” del cellulare, avevo già preparato il numero.
«È uscito. Sbrigati».
«Sono già qui, parcheggio e arrivo».
Click.
Mi avvicino alla finestra appena in tempo per scorgere il cornuto uscire in strada. Mi piacerebbe vedere i due che si incrociano. Prima o poi succederà. Appoggio la mano al vetro e il freddo che sento sulla pelle mi richiama improvvisamente il caldo che già inumidisce il mio sesso. Resto lì immobile, gustando la piacevole sensazione. Passa qualche minuto, l’amante ritarda. L’attesa, anche se breve, mi innervosisce lievemente.

Poi lo vedo arrivare. Lui non è mai di fretta, mai scomposto, ma dalla sua camminata, da un ciuffo spettinato, capisco che ha corso.
Citofono.
Portoncino.
Ascensore.
Serratura.
«Scusa, ma oggi posteggiare è impossibile. Ho lasciato la macchina praticamente in mezzo alla strada».
«Se ti compravi la Smart…».

Bocca.
Mani sul sedere.
Sul seno.
Sul corpo.
Nel corpo.

Mi gira e mi spinge verso la sala. Di nuovo le mani sul vetro. Ancora quella sensazione di freddo insieme al caldo. Ancora più caldo. Mi allarga i piedi con i suoi. Mi penetra con forza. Inarco il bacino e sporgo indietro le natiche. Mi stringe forte. I suoi colpi sono ritmati, possenti.
Lo vorrei in bocca, ma non posso lasciare il mio posto di osservazione. Eppure non resisto, mi chino e lo prendo avidamente. Spero che lui sorvegli, ma non ne sono sicura. E non mi importa.
Il suo piacere cresce, pulsa, si prepara. Rallento un poco. Mi rialzo. Mi giro nuovamente.
Scosto leggermente la tendina, il vetro è appannato, con il palmo della mano ne asciugo una striscia lasciando un arcobaleno trasparente. In un effetto acquarello vedo una sagoma familiare. Il maritino è appena passato in macchina.
Un brivido.
Scopami, ti prego. Oddio, non smettere.
Ancora.
Ancora.
Ancora.
Eccolo!
Godo.
Portoncino.
Godo.
Posta.
Godo.
Pianerottolo.
Mutande. Gonna.
Ascensore.
Fuori!
«Vai!».
Passi sulle scale. L’ascensore si ferma al piano.
Ho appena fatto in tempo a chiudere la porta e a tornare in cucina.

«Sono tornato!».
«Ciao, amore. Fatto presto…».
«Lascia perdere! Non riuscivo a parcheggiare. C’era uno stronzo, ma uno stronzo! Ha piantato il suo SUV nero in mezzo alla strada. Ma si può? Ma mi sono preso la mia bella rivincita, sai? Gli ho messo sul finestrino un biglietto: “SE SCOPI COME PARCHEGGI, NON MERAVIGLIARTI DI ESSERE CORNUTO!” Eh, quando ci vuole ci vuole!»

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