Pornografia, torna di moda quella anni ’70

Parliamo di pornografia. Da questo punto di vista il panorama artistico attuale è senza dubbio qualcosa di estremamente eterogeneo. Grazie alla rete ed alla possibilità di condividere (a pagamento) il materiale con più facilità rispetto ad un tempo, le case di produzione hard fioriscono e centinaia di attrici ed attori intraprendono una carriera appagante e ben ripagata. Ma come si approccia lo spettatore? Sembra che ultimamente vi sia una predilezione per il porno d’autore, quella anni ’70.

Tanto per capirci parliamo della pornografia delle trasposizioni di Emmanuelle, Histoire d’O: tutti quei film che avevano una trama, che trasformavano un difetto in pregio, che erano in grado di appassionare anche se non perfetti. Alla base di quella pornografia, inutile girarci intorno, vi era una idea del sesso ben diversa da quella di ora. Personalmente non ho una estrema cultura del porno anni ’70,  ma quel poco che ho visto mi ha convinto del fatto che una volta, tutto sembrava più vero.

C”è un particolare che mi manda ai pazzi, ovvero che mi fa perdere le staffe: le smorfie delle donne.  Nel porno attuale spesso non solo sono trattate peggio che schiave e si sottopongono volontariamente a pratiche da ribrezzo, ma si espimono attraverso smorfie che non sono di piacere, quanto di voglia di supremazia. Risultando irrimediabilmente antipatiche.

Nei film degli anni 70 tutto questo non c’era: tutto era vissuto quasi “all’acqua di rose”: natura, divertimento e tanto sesso, ma fatto con spontaneità. Certo, tanto dipendeva anche dalle sceneggiature, ma la ricerca attuale di una perfezione irraggiungibile rende le pornostar salvo qualche eccezione, degli automi del sesso, che spesso e volentieri sono tutt’altro che eccitanti rispetto a vere star come Linda Lovelace o Sylvia Kristel .

Certo, l’approccio una volta era differente: si andava addirittura al cinema a vedere per vedere i film a luci rosse. Era quasi un arte. Ora la globalizzazione ha colpito anche il mondo del porno. E non ci si deve stupire se il fruitore, ogni tanto, preferisce buttarsi nel passato.

 

 

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