Rebecca, desiderio ribelle

Mi aveva lasciato un biglietto dell’hotel in cui alloggiava, con dietro scritto: ” Ore 9 alla hall”.

Odio essere comandata, nessuno deve dirmi cosa devo fare, sono io che deciso, e infatti arrabbiata e decisa a vendicarmi, mi sono recata con 10 minuti di ritardo all’appuntamento.

Non mi interessava sapere chi era, cosa faceva, quanti anni aveva, se era sposato o altro, volevo fargliela pagare ed ero libera di agire. Se non fosse stato li ad aspettarmi, me ne sarei andata subito, un uomo deve sempre aspettare una donna.

Era li davanti a me senza cravatta e senza giacca, era solo in camicia bianca e pantaloni eleganti, che sorseggiava un alcolico. Io indossavo un vestito corto e scollato, con tacchi, senza collant e reggiseno. il mio amato tanga reggeva ancora la mia eccitazione all’evento.

Mi offre da bere e ci guardiamo ancora per qualche minuto senza dire nulla, poi mi prende la mano e mi porta nella sua camera.

Entrati dentro mi immobilizza sulla porta, io cerco di ribellarmi, e lui inizia a baciarmi il collo e a farmi sentire il suo sesso, spinto e magnetico. Mi alza il vestito e mi accarezza le gambe, facendo diventare ” tocco ” ciò che il mio fondoschiena sentiva.

Mi toglie il vestito toccandomi i seni e mordendo i capezzoli, mentre io gli slaccio la camicia e i pantaloni. Aveva un fisico scolpito nonostante l’età, e un’arma sempre pronta a colpire.

Mi fa inginocchiare e inizio a succhiare dannata e artemizzante. Il suo calore lo sentivo sulle labbra e sulla lingua e ferocemente entra ed esce dalla mia apertura.

Lo faccio venire….

Mi alza, inizia a strusciarsi su di me. Doveva viziarmi al mio desiderio e alla mia ribellione. Lo graffio sulla schiena colmando la sua eccitazione. Mi infila le dita dentro la mia “Testa Rossa” . Inizo anche io il mio ballo ferrante e seducente seguendo la sua furia. Finiamo sul pavimento e me lo infila dentro, da dietro.

Fa male, ma resisto e attendo che il dolore mi dia lodi di piacere. Lui entra ed esce con ritmo sfrecciato, non osa lasciare nulla al tempo e riempie lo spazio con estrema semplicità.

Sbattuta da tanta realtà, sento ancora davanti, le sue dita dentro.

E’ un legame euforico che non tende a cessare. Mi alza senza uscire da me e mi porta sul tavolo, chinandomi la schiena, facendomi allargare le gambe e continua a lacerarmi tra i miei buchi.

Me lo fa sentire tutto dentro. Poi mi gira e mi spinge sul letto e lo spinge velocemente dentro la mia “Testa Rossa” bagnatissima, già svenuta e venuta. Sento il suo pesante corpo su di me.

Del sesso non se ne ha mai abbastanza, non c’era fretta di mollare.

Ci giriamo e lo cavalco, perchè da padroncina volevo domare quel fantastico relitto che mi invadeva completamente. Navigo sicura di me, abituata al morboso fare. Sono io a volermi saziare fino allo stremo agitandomi in affanno.

Ecco la venuta dei movimenti, e ne bevo la fatica del mio purosangue.

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