Racconti erotici: Gusto Fragola (seconda parte)

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«Va bene hai vinto. Le chiavi sono nella libreria, il portagioie sull’ultimo scaffale…»
Nessuna reazione, nemmeno un urrà, un canto di vittoria. Marco mi sta fissando, fermo davanti al cassettone. Nella mano destra stringe un pagliaccetto in seta nera, nella sinistra invece ha una scatola di…

«Preservativi» dice. E subito aggiunge «Gusto fragola. Ma che brava.»

Marco fa un passo verso di me. È così vicino ma non sembra reale. Somiglia troppo allo sbirro cattivo dei film americani, quello che resta in disparte fino all’ultimo e poi attacca, silenzioso e letale. Lui lo sa e se ne approfitta. Finge una freddezza che non gli appartiene, ma che gli è utile adesso per mascherare la sua gelosia.
Marco si siede sul letto e mi accarezza un ginocchio, dolcemente. Ricordo che faceva così anche i primi tempi, quando ancora eravamo felici.
«Lui chi è? Lo conosco?»
La mano sale lentamente tra le cosce, sotto la vestaglia. Nulla sembra essere cambiato. Il suo tocco è lieve come allora, eppure non mi fido di lui. Non più.
Ci siamo spinti troppo oltre e adesso so di cosa è capace veramente.
«È qui che ti scopa? Nella mia casa? Nel mio letto?»
Con le dita mi pizzica gli slip, aumentando gradualmente la pressione fino a raggiungere il clitoride. Lo sento stringere forte, mi fa male. Ma è un dolore familiare, un’emozione che conosco bene. L’eredità di un’altra donna in un’altra vita. Legata. Bendata. Scopata fino a perdere i sensi. Amata fino a perdere la ragione. Lei, l’altra me stessa. La parte non sana.
Ricordo la prima volta che Marco ha usato le manette su di me. Ricordo quando tutto era amore e non possesso. Le cose che mi ha fatto, i segni sul mio corpo, i baci sopra le mie ferite e la sua gratitudine.
«È più bravo di me?»
Le dita di Marco sono sotto gli slip. Si fanno strada tra le pieghe della carne con una naturalezza che ha dell’incredibile. Ogni carezza fa partire un brivido, ogni brivido è seguito dal tintinnio delle manette contro la testiera di ottone. È il suono che preannuncia l’orgasmo, che grida la resa incondizionata della carne al metallo. Voglio resistere ma non ci riesco.
«È più bravo di me in certe cose?».
Marco è così vicino ma non sembra reale. Somiglia troppo all’uomo che ho sposato, invece è solo uno sbirro fuori di testa. Uno sbirro con le manette cromate.
Lucido e scintillante metallo. Vedo le cose più chiaramente, adesso.
Non serve fuggire, non serve lottare. Non siamo in un film americano del cazzo pieno di supereroi con le tutine fluorescenti, perciò non aspettatevi colpi di scena.
Ho la canna di una pistola in bocca e tutto finisce qui. Ora.

Fine.

(Leggi la prima parte)

[ Gusto Fragola © 2012 – Cristiana Danila Formetta ]

Photo Courtesy | Thinkstock

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