Sexista, padrona del peccato (Atto II)

Continua da Sexista, padrona del peccato

La mia schiava è a terra a bandire il suo stato di eccitazione, a sentire il suo sapore, e io le ordino di alzarsi e guardare mentre cavalco il mio schiavo. Poi le prendo il collare che ha nel collo e la tiro con forza verso di me baciandola selvaggiamente in un gioco di lingue occulte. Lui inizia a parlare, a dire qualcosa che non doveva, mi fermo, esco dall’arma forente e con una benda copro la sua bocca, facendo un nodo stretto dietro la testa. Quasi che non doveva muoversi, doveva solo ubbidire. Devo punire lo schiavo che ora resterà a guardare con l’anima in gola, trafitto da un fare non finito, non consumato. Faccio inginocchiare la schiava e al guinzaglio passeggia al mio fianco come una stupenda cagnolina. La porto in un’altra stanza e la lego al collo e ai polsi.

Ritorno da lui con la mia frusta… era arrivato il momento di chiarire. Il rumore del silenzio è saggio se sei cortese con lui. Avevo il potere in mano e libero l’implorante corpo maschile. Gli dico di rimanere in piedi e allargare le gambe e le braccia. E’ un opinione distruggere e fare male, è una sensazione lasciare segni di sangue. La sua schiena assaggia la mia frusta, e io come una Indiana Jones nuoto tra la gloria. Lui geme di dolore ma non temo la sua pena.

Decido che basta cosi e doveva finire il suo creato e farmi sentire la sua maledizione. Mi gira e me lo infila dietro con prepotenza, con rabbia. E’ una vendetta che sa di carneficina.

Mi appoggio al muro con le mani per sostenere l’irruenta eccitazione. Lui è ancora imbavagliato… Godo da padrona cattiva, ora sono cavalcata dal mio puledro e ne sento scorrere le vene. Urlo di piacere e lo lascio finire con decisione. Per lui è il momento della divinità, dell’assaggio concreto del suo essere e venire. La mia schiava starà ascoltando il nostro nutrirci. Sento un ritmo di atteggiamenti decisi e violenti dentro di me, a tratti con spinte lente per farmi sentire meglio il calore.

Non voglio respirare. Lui soffoca di istinto e viene all’improvviso in un bagno di folla… Mi inginocchio a bere quella sostanza, non voglio perdermi il sapore di quel sentire.

Mi alzo, vado dalla mia schiava che mi aspetta, lui è libero, può andare altrove.

Io resto a coccolare lei con piume e spasmi di beltà.

La slego, la libero e inizio a baciarle i seni, mordo i capezzoli con pesante morbidezza. Ho voglia di cullare la mia bambina, la stella ubbidiente che soddisfa ogni mio piacere. Prendo la piuma e inizio ad attraversare il suo corpo con il delicato tocco che provoca in lei brividi disperati.

La delicatezza gestisce il momento ma non la mia furia.

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