Racconti erotici: Il Giorno Blu – tratto da “Il Diario di una Sexista”

Appuntamento ogni domenica e lunedì con i “Racconti Sexisti” di Miss Lucy

(scritto alle ore 23 e 32) Il giorno non esiste.

Oggi è il giorno blu, quello che sa di colore cupo, oscuro, tra la noia e la banalità. Mi sono svegliata presto, amareggiata dal sogno notturno e la prima veglia è stato il mio amato caffè che lento si apprestava a disfarsi di me. Ho sempre la mia casa buia, come un eclettico sfregio che mi circonda di doni e ogni giorno mi presenta ai colori che vedo fuori. Non amo molto la luce, solo quella della speranza vorrei sempre vedere. Appena ho il caffè pronto, mi siedo a sostare. Lo faccio raffreddare, non mi piace molto caldo. Amo il calore di altre cose. Oggi è il giorno blu, è un altro giorno Sexista.

Mi sono resa conto di essere Sexista, troppo tardi, ma ne sono felice, ne sto assaporando il piacere. Io sono gelosa del mio corpo, ne acclamo l’incanto solo quando schivo la mia sessualità. Una Sexista non ha mai un corpo perfetto, le imperfezioni sono stupende beltà. Io sono una semplice complessità. Stamattina mi è venuto in mente l’incontro di stanotte, un tizio che aveva timore di parlare con me dopo che aveva saputo che scrivevo racconti erotici. Ma perchè tanto timore? Mica do lezioni di sesso, ne parlo solo. E’ tutta una questione mentale, se ci si blocca lì è la fine. I minuti traboccano da vasi di sogni, siamo noi a infrangerne il profumo. Oggi sapevo cosa dovevo fare. Nel primo pomeriggio c’era l’incontro con Sam, in italiano Samuele. Amo storpiare nomi che a me rendono facile la vita e la pronuncia.

Io non ricordo mai i nomi ma l’odore si.

Mi appunto tante cose di me, mi fa bene come ripasso personale. Se scrivo riesco a conoscermi meglio, il mio diario è come un promemoria. Quando mi leggo poi, è come se conoscessi un’altra persona, ma poi mi rendo conto di essere io, capisco che sono cresciuta e che questo diario non è più quello di quando ero bambina, ma qui ci sono riti più accurati di argomenti compromettenti. La mattina ho scritto, poi ho pranzato. Finito di sistemare la cucina mi sono dedicata alla cura di me stessa. Sam aspettava. L’ho conosciuto in una discoteca, abbiamo solo consumato un pasto veloce, una volta. E’ un tipo muscoloso, alto, moro, con l’aria da tenebroso, e a me ispirava molto sesso. Il nostro pasto veloce è stato un succhiare la sua arma e assaggiare la sua intensa bevanda. Il tutto avvenuto in un angolo appartato. Mi è piaciuto quel momento, io ci sono rimasta un po’, prima di alzarmi. Lui mi aveva magnetizzato con il suo sguardo e il suo sorriso, ma soprattutto aveva delle mani divine, con vene enormi e sporgenti che lasciavano intravedere un evidente sintomo di un uomo corposo.

Dovevo recarmi a casa sua alle 15. Io ho ritardato come sempre. Arrivata davanti al portone suono il campanello e salgo le scale recandomi al terzo piano. Avevo messo un fondotinta leggero che traspariva il mio bianco, un po’ di matita agli occhi e ombretto blu, con un vestito blu e sopra una giacchina, scarpe con tacco non troppo alto e borsa last minute. L’azzurro dei miei occhi contrastava con il blu. Ma oggi è il giorno blu. Lui mi apre sorridente e sicuro di se e mi da un bacio sul collo. I brividi non avevano colore. Ci aspettava il nostro nudo, i nostri corpi che non erano blu però. Mi guarda e mi fa inginocchiare, togliendomi il sapore dei miei tacchi. Me lo fa succhiare, ed è venuto due volte. Modellare è come fare un vestito, il cucito è perfetto se lo segui bene. Lo vedevo posseduto ma c’era qualcosa che non andava. Non era l’odore di fritto nell’aria e neanche la puzza dei peli del gatto. Mi fa alzare e sorride impeccabilmente. Si aggiusta i pantaloni e mi chiede se voglio un bicchiere d’acqua ed io accetto volentieri. Mi dice che sono stata fantastica, che lui è sposato e che tradisce la moglie solo con donne che usano la propria bocca sulla sua arma. Stop. Ecco cosa sentivo. La mia inquadratura era beffarda e fuggitiva. Erano passati molti minuti ma a me sembrava essere entrata da poco.

Mi guarda come per dire “grazie ed arrivederci”. Era più figo lo slogan di lui in questo caso. A me è piaciuto cullare il suo duro, ma a volte ti senti usata e io non sono cosi. Non sono un oggetto e quindi poteva andare a quel paese. Ritorno a camminare con i miei bassi tacchi. Più cruda di prima, saluto il leggero passante e starnutisco sul suo tappeto che di colori aveva tutto, tranne il blu. Non era il mio ambiente preferito, ed era l’ultima volta che quella visione fosse vera per me. Avevo la mia bocca allenata e ora avevo fame di vendetta. Scatta il piano aggressivo, la forza viscerale che incute. La preda mi aspetta da qualche parte e io sono pronta a mordere. Mi arriva un sms con scritto “ sei vera?” . Che assurdità orrenda che devo conoscere ogni volta. Scontata è la mente delle persone e a me non piace la banalità, devi mangiarti l’intelligenza di un vocabolario, assimilare filtri di parole per renderti a me giusto . Ma il culto non coglie il cardine del palato e io me ne vado sempre come un guerriero affamato. Docile e eroina mi sento. Schiva mai, mi nascondo se mento. Faccio male, ho voglia di fare male.

[N.d.a Potete richiedere l’ebook gratuito “Diario di una Sexista”, o leggere altri miei racconti sul mio blog]

Condividi l'articolo: