Bizzarro Bondage, la donna come arredo

Una stravagante compagnia di Las Vegas ha trasformato il gioco del Bondage in una vera e propria arte, rendendo l’espressione donna oggetto più che mai veritiera.
Su DecorativeGirls.com ne vedrete delle belle: donne nude che diventano lampadari da salotto, tavolini da aperitivo, poggiapiedi o poggiacandele. Oppure, nella più fervida delle immaginazioni, la donna è una scultura futuristica dai tratti robotici creata completamente in digitale. E’ divertente notare come queste “decorazioni” vengano immortalate mentre persone del tutto normali compiono azioni legate al quotidiano, come leggere o chiacchierare. Questi strani mobili entrano così a far parte di un mondo che li utilizza in modo del tutto naturale. Le immagini sono provocanti, irriverenti e stimolanti, ma la compagnia del Nevada spiega chiaramente che le donne in questione sono soltanto delle modelle ben pagate che, di tanto in tanto, trovano divertente assumere le sembianze di mobili e di oggetti d’arredo.

Per vederne qualcuna, voltate pagina.

Guida al Bondage: come legare il seno

Shinju,la legatura del seno

Il concetto principale dello Shibari (arte del legare giapponese) e’ la stratificazione. Ogni parte del bondage viene costruita aggiungendo uno strato di corde. Qui viene mostrato come legare il seno (Shinju), un bondage che si compone di piu’ strati di corde. Lo Shibari e’ in realta’ molto facile, non ci sono nodi complicati da imparare, nella maggior parte dei casi il semplice nodo piano e’ sufficiente, quello che e’ importante e’ il posizionamento delle corde. Siate ordinati, cercate di evitare che le corde si incrocino senza motivo.
Per eseguire questa tecnica avrete bisogno di una corda si circa 16-18 metri, e di due corde di circa 2 metri.

Racconti Erotici: Folle imperfetto


Dalla community di Rosso Scarlatto, un raffinato racconto di erotismo d’autore.

Folle imperfetto

  • di Madame Snob

Lo so che non è corretto. Anzi, direi che è certamente criminale; ma non avevo altra scelta. Ci ho pensato a lungo, sai? Prima di decidere di farlo, intendo; poi, una volta assunto il rischio, ho calcolato nei minimi dettagli tutto il mio piano: i tempi, il luogo, le persone. Non è certo il caso di correre rischi o di improvvisarsi stratega, specialmente quando la razionalità vive solo nel processo, ma il fine ultimo, lo scopo di ogni gesto calcolato, è mero desiderio, brama, un’irragionevole sete di possesso. Per quanto lucida sia, la follia rimane tale; se la si deve mettere in opera, meglio farlo con classe, intelligenza e crudele dovizia di particolari. Il piacere cresce già nella preparazione, ci si compiace di ogni obiettivo raggiunto, lo si spunta dal disegno originario sentendo che la meta è sempre più vicina. La pelle s’increspa nell’eccitazione dell’attesa, che è aspettativa viva, attiva, in cui corpo e mente lavorano congiunti, in perfetta sincronia: una diabolica macchina da guerra. Personale, certo. Una lotta interessata, puramente individuale, deliziosamente arbitraria.

Legatela a voi (prima che se ne vada)

Mi ha portato agli estremi limiti il contegno della mia ragazza.

Da quando siamo andati a convivere non fa che aggredirmi ogni giorno per le cose più banali; a volte, finisce per nutrirmi odio e si vede pure, poi si pente e mi dice “scusa” ed io resto lì intontito a rispondere a I love you, in preda a fumi di un arrapamento allucinante che chiamo amore.

Ora lei è di la che dorme. Quello mio e suo è un amore materiale, magari in una delle sue forme più periferiche e lontane dall’amore “puro” dove basta un poco a spostare il baricentro, come una piuma che cadendo dall’alto sopra un reticolato non sa se andare di qua o di la e alla fine ci rimane intrappolata. Quindi, dopo la sua ultima minaccia di andarsene, non mi è rimasto altro da fare che legarla…

…per le braccia e i polsi alla spalliera in ferro battuto del letto che abbiamo comprato insieme quando ho capito che la mia signora vuole essere legata e signoreggiata e questo la eccita da morire al punto da dirmi ti amo, a me e a nessun altro.

A puntate storie vere a sfondo erotico occorse in Italia nell’ultimo trentennio, uno specchio di cosa fare e non fare per tenere… legata a voi colei di cui non si vuole proprio fare a meno, stavo per dire “si ama”, ma ho aperto gli occhi sul grande mistero della vita nella lucidità post coitum che solo con lei riesco ad avere. Quando è solo il sesso che conta tra te e lei bisogna accettarne le prerogative e disporsi alle conseguenze. C’è chi per una certa meschinità d’animo non riesce a venirne fuori e finisce a passare la vita a farsi male, ma quanto, quanto sesso prima…

Rilettura in chiave erotica del pop made in italy

Amore mio, come farò a rassegnarmi a vivere? E proprio che ti amo/ ti sto implorando: aiutami a D-I-S-T-R-U-G-G-E-R-T-I

A tutti gli ometti e alle omette amanti di cooletto propongo un ascolto critico alla memoria delle hit maggiori di Michele Zarrillo: parlo di “una rosa blu” e di “cinque giorni che ti ho perso”, dopo averlo visto per voi in una sua recente apparizione alla festa della Madonna di Ognina il 6 settembre scorso a Catania.

Veniamo al sodo anzi ai sodi cooletti femminili da me visionati e ponderati secondo lecita maniera tra il pubblico nutrito del concerto, niente male la location in riva a mare, serata afosa.

Tutti a vedere e sentire barrire il mitico elefante grondante di sudore, ma perché a un uomo in generale e ad una donna in particolare piace Michele Zarrillo? E, soprattutto, quali sono le vere tematiche delle sue canzoni ? Sentiamolo dalla sua viva voce

Siamo nella parte centrale del concerto. Ho resistito fino a tanto perché Michele Zarrillo intoni quasi in falsetto il famoso verso del ritornello della storica “Cinque giorni che ti ho perso“:

Amore mio, come farò a rassegnarmi a vivere? E proprio che ti amo/ ti sto implorando: aiutami a D-I-S-T-R-U-G-G-E-R-T-I