Sesso e religione, un rapporto “particolare”

Sesso e religione, un rapporto davvero strano. Fin dall’antichità. Se pensiamo ai romani ed ai greci ed a Priapo, il dio dal membro gigantesco, di certo la prima riflessione che è possibile fare è che tanti secoli fa, con meno tabù e meno “morale” ci si divertiva decisamente di più.  Ed ora? Tutte le religioni ci vogliono morigerati e casti?

La risposta si avvicina molto all’essere positiva se consideriamo tutte quelle sfumature legate al cristianesimo. Quale è uno dei primi comandamenti, validi anche per l’ebraismo? Non commettere atti impuri. A meno che ovviamente non siano compresi nel matrimonio ed in cerca di riproduzione della specie. In quel caso, via libera alla versione da 500 pagine del kamasutra e ben venga un bel concepimento.

Ovviamente il tono utilizzato vuole essere una provocazione. Resta di fatto che la maggior parte delle religioni, soprattutto se di ispirazione monoteista, vogliono un fedele morigerato e quasi privo di ormoni, in grado di resistere alla tentazione del piacere. Una delle frasi legate al cristianesimo che meglio rendono la difficoltà di una condizione del genere, se si decide di essere stretti osservanti dei precetti religiosi la disse Sant’Agostino, un uomo che scoperse la fede lentamente e con fatica:

Signore, rendimi casto ma non subito.

Il problema è che il sesso normalmente nelle religioni viene unito al concetto di lussuria. Mi viene in mente una frase estrapolata da un film di Alfonso Arau che ricorda come i cristiani osservanti intendevano anche il sesso matrimoniale:

Non è né per lussuria, né per vizio, ma per dare un figlio al tuo servizio.

Il tutto risiede nel senso di colpa che la maggior parte delle religioni insinuano nei propri credenti. Quanto scommettiamo che il numero degli orgasmi degli atei è maggiore di quello dei credenti? Di contro va però detto che per quanto minacci “faville”, la chiesa cattolica è decisamente più tollerante sul sesso rispetto ad altre confessioni cristiane.

 

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