Racconti erotici: Show Sexista

Appuntamento ogni domenica e lunedì con i “Racconti Sexisti” di Miss Lucy

Sono salita sul palco con aria contraddittoria, vestita di tacchi, tanga e i miei tatuaggi. Sputare veleno era la mia arma seducente, e di scatti dovevo nutrire il mio esilarante show. Con la voce di Peggy Lee, ho danzato sulle note di “Fever”, toccandomi i colori del mio corpo. Le mie mani potevano apparire crudeli, che graffiano melodie esilaranti, e ben presto si sarebbe sentita la mia ironia. Il pubblico mi acclama, la loro Mistress non può aspettare e di delirio si deve osannare. Perpetui ritmi inondo me stessa con movimenti densi di osare. Sono degna di essere unica e sola in questa armonia che ci circonda. A me piace essere guardata e ammirata, mi da sollievo a distanza. Il ballo è parte di me e finita la canzone, cerco uno schiavetto.

Molti ai miei piedi si gettano per assaggiare la mia sostanza, il più pallido faccio salire sul palco intimandolo a spogliarsi sulle note di Erotica. Nudo, appare più magnetico, e lo faccio rimanere solo con i boxer. In ginocchio lo comando di agire e di nervi devo colpire. Metto il collare al mio coraggioso aitante e lo mostro di spettacolo al pubblico badante. Gli lego i polsi e prendo la mia frusta, deve leccare i miei tacchi, quelli densi di stupore e deve trafiggermi di viralità. Sento il tocco deciso della sua lingua che arriva anche ai miei nudi piedi e cosi deve seguire il ritmo per tutto il corpo. I miei tatuaggi vanno in orgasmo quando vengono accarezzati. L’intimo maschio osserva e attraversa la mia bellezza, conosce il sapore, quello di una dannata consorte.

Lo faccio alzare per sentirlo sul mio seno, quello che di niente si mostra senza pudore. Lo spingo a terra e inizio a frustarlo, dolce e credibile era la mia padronanza, il dolore avrebbe escogitato una via d’uscita. Sorridente amo la mia creativa invadenza, lui, schiavo obbedisce e ne ama la fatalità. La Mistress chiama e il rispondere ha segni acuti di maschere, di lividi, di sangue. Aveva schegge di sudore trafitte in corpo, sono dei tatuaggi diversi dai miei, dipingo la sua pelle come Pollock faceva con i suoi quadri. Di azione sono interdetta a procedere. Il pubblico urla, si eccita, si emoziona, elogia il mio canto e io sopra all’altare che mi dileguo in manto. Ho poesia dentro di me e lineamenti nel mio fare, leggiadra di maestrìa, mai banale e scontata alla sintonia. Smetto di castigarlo e lo slego del diluvio. Universale è la quiete dopo la tempesta, il silenzio invade i nostri sguardi pieni di vergogna, di rituale soddisfacente.

Attraente alzo le braccia al cielo mostrandomi ai vacilli esilaranti davanti a me, mentre lo schiavetto in piedi, sorride perchè ha avuto parte di me. Lo Show Sexista procede ancora, tra lo spazio e il buio che ancora lode da. L’ultimo ballo, quello con la luna, che mi accarezza ogni notte di sua luce.

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