Racconti erotici: Post Coito

La prima cosa che fai quando ti alzi dal letto è aprire le tende.
«È per far entrare un po’ di luce» mi dici. Intanto lo fai sempre, anche se sono le cinque del mattino, e fuori è ancora buio. Ti sporgi appena dalla finestra e guardi il mondo che è là fuori. Nel frattempo io guardo te, guardo il tuo corpo nudo, immobile nella penombra. E naturalmente guardo il tuo cazzo, che ad ogni battito delle mie ciglia si solleva un poco, vuoi per abitudine, vuoi per vanità.

Perché a te piace come ti guardo il cazzo, siamo onesti. Ti piace quando i miei occhi scivolano di continuo dalle palle alla cappella, su e giù, e poi di nuovo, senza fermarsi mai. Ti eccita sapere che la mia attenzione, nonostante tutto, è solo per il tuo cazzo, e che qualsiasi cosa tu dica, qualsiasi cosa tu faccia, non sarà mai abbastanza da distrarmi.

Sono fatta così. Credo solo nelle cose che sento dalla vita in giù.
Perciò se siamo finiti qua, in questa camera d’albergo con la muffa alle pareti, la colpa è del tuo cazzo, non delle tue parole. Non prenderla male, ma per l’amor di Dio adesso levati dalla faccia quel cipiglio da intellettuale, che un letto sfatto non è terreno di scontro per dispute sui massimi sistemi. Non sai, o forse fingi di ignorare, che l’unica cosa che mi piace di te, è che sai fare l’amore. Non le rime dei poeti francesi che citi alla rinfusa, e che magari sono gli stessi che hai usato per far breccia nel cuore di tua moglie. La verità è che io, quei versi, non li saprei nemmeno cantare. Perciò stai zitto, che tanto non c’è poeta o scrittore da invocare per convincermi che tu, con i vestiti addosso, vali di più che da nudo.

Non dire una parola che non sia tua. Non protestare, non alzare la voce. Più insisti, più mi lego a te. È il mio destino quello di amare un uomo che è troppo facile da odiare.

Io non sono niente. Solo la tua amante.
Se non posso avere te, lasciami almeno l’odio.

[ Post Coito © 2012 – Cristiana Danila Formetta ]

Photo Courtesy | Thinkstock

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