Racconti erotici: Natale Sexista (Parte II)

Domani vi aspetta l’ultima parte di “Natale Sexista”

Mi alzo, bendo la mia schiavetta, eccitata di vergogna, intrepida di sentire il mio tocco. La torturo un pò, con una rosa bianca coperta di spine. Colleziono tratti del suo corpo femminile, delicato di natura e scalfito di premura. Scopro le sue rotondità e ne lascio ferite di passaggio. Lei si muove e geme di piacere, ed io le faccio sentire anche il profumo di quel fiore che è bianco come lei e ora rosso come i suoi segni. Accarezzo la sua intimità, bagnata e vogliosa di stile. Lascio decidere alla mia arma quale sarà la mossa vincente e la bacio mentre mi sento possente. Mi scaglio di superiorità su di lei, punendola per atti impuri. Premo con le spine come simbolo di speranza, in una dolce persuasione che rende dolente l’attesa. Io sono la Miss, la regina del peccato, la maldestra giocatrice di destini. Improvvisamente con la mia amata piuma e con la mia bocca, le curo le ferite, medicando ciò che è passato. La tocco con le mie dita penetranti e inizio a sentire il sapore della sua intimità con la mia lingua, e lì afferro il mio giro alla sua venuta. E’ un brindisi che devo fare per calmare la quiete.

Lascio lenire il suo venire, mentre attiro a me la Baronessa che inizia a masturbarsi con i miei piedi e la Dama Bianca che gioca con la mia “Testa Rossa” con la lingua e le sue dita. Un uomo si posiziona sopra di me e mi infila dentro la bocca la sua arma dura. Doveva essere un relax il mio, invece mi ritrovo impegnata a dimenticarmi di pensare, e godo di quel venire triangolare. Io sono brava con la mia bocca e lui mi immerge in un gioco di profondità che mi da ossessione. La Baronessa arriva all’orgasmo sentendo i miei piedi sulla sua intimità, dopo aver implorato la mia virtù con carezze, baci, tocchi e flessibilità, mentre la Dama Bianca ora beve del mio paradiso, avendomi cavalcata da sopra, con le sue dita. Mi viene in bocca l’uomo alterato e io soffoco di meschinità.

Li allontano da me, e li metto in fila girati contro il muro con braccia alzate e gambe allargate, ora Vi è il tocco della mia crudeltà, il respiro del mio sospiro. Inizio a frustarli solennemente con rituale di vendetta. Poi li lascio lì, incurante dei loro cedimenti. Io slego la schiavetta, la prendo per il collare e mi faccio coccolare, mentre altre cose nutriranno il mio aspettare.

Condividi l'articolo: