Racconti erotici: La libertà dei corpi

Appuntamento ogni domenica e lunedì con i “Racconti Sexisti” di Miss Lucy

Mi tagliavo di regi, ed ero lì a confessare il mio peccato.

Ero decisa a partecipare a quel ballo. Il vestito che dovevamo indossare era il nostro unico corpo, nudo di verità, e all’entrata del locale, ognuno sceglieva un’arma, oggetto o giocattolo Sexista. Io, decisa nel mio andare, prendo una spada, degna di me e della mia femminilità. Curiosa e devastante era la mia voglia di farmi toccare da maschere e nutrirmi di sessualità. Il sesso aveva voci quella sera, mi parlava di intonanti divinità, di sistematiche anfore che declinavano il passato distruggendo dissapori, avvolgendo il potere di preziosi valori. Ero ad una festa Sexista, dove pudore, limiti, tabù e pregiudizi non esistevano, ma le uniche regole erano, libertà, sesso e il rispetto dei limiti altrui. Manti senza colore ci coprivano di pudore, pronti a scorgere luce alla prima delicata amarezza. Sciolta, osservavo il ballo dei retti, e chi ne consumava degnamente il pasto sessuale. Sconcia, volevo trovare il mio pudore, deciso a mettersi sotto gli occhi di tutti. Dietro di me all’improvviso, sento due mani che mi prendono i fianchi… oso gemere di impazienza.

Uomo o donna che tu sia, ti voglio ora.

Non mi lascia voltare e sento dietro di me il calore di un corpo maschile. Io avevo la mia arma in pugno, pronta a riflettere, ma lui mi ammanetta con velocità esaltante, facendomi cadere l’unico oggetto che avevo in mano, l’unico mio vestito estraneo al mio essere donna. Non mi ha dato il tempo di usare la mia ribellione. Mi gira mettendo le mie braccia intorno al suo collo, unite già da frenesia, e fa ruotare le mie gambe sui suoi fianchi. Ora, ero aggrappata ad uno splendido stallone. Io fremevo di gigantezza. Mi accarezza di rotondità facendomi sentire il sentiero che mi aspetta. Piano piano cerca la mia rugiada, la mia infallibile “Testa Rossa”, ansimante di tumulti. Ero pronta a trivellare speranze, colmare sogni e restare asciutta di un nuovo evolversi. Lo sento entrare dentro di me, tra il dolore, il piacere, il godere

Nel suo stato ideale, eccolo inondarmi di ritmo, entrando e uscendo dai miei spazi, deciso dal “ciò che conta”. Mi pilotava con fare “intellettuale”. Chiudevo gli occhi cercando di riprendere i miei sensi, che in quel momento erano scossi da vitalità, ero in una bellissima trappola. Bagnata e arrivata all’orgasmo più volte, il mio saziarsi non duole a finire. Avevo coriandoli intorno a me, di sconosciuta bellezza. Quel suo entrare e uscire mi dilagava di urli, e lo stringevo a me ancora più forte. Lui era una macchina forsennata che aveva incrociato la strada giusta. Mi sbatte di freschi tagli e non mi lascia respirare. Spinge il suo diletto con forza per non far rimanere dubbi. Il muro dietro di me ci donava l’equilibrio dei nostri movimenti. All’apice del delirio, infrangiamo la corte e ci abbandoniamo alla sorte. L’orgasmo è un finire di un nuovo iniziare.

Cadono le maschere, ci sono ancora coriandoli, ci sono ancora colori, c’è ancora odore di sapore.

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