Cina, sesso in pubblico: condannato artista

L’arte non ha confini, ma quando in qualche modo sfora nel sesso, è prima o poi costretta a fare i conti con la legge. L’ha scoperto a proprie spese un artista cinese, Cheng Li, condannato a passare un anno di prigionia in un campo di lavoro. Motivo? L’aver messo in scena, all’interno della sala nel quale aveva promesso la messa in mostra della sua ultima opera, un atto sessuale.

Non stiamo parlando di simulazione, il cui nudismo sarebbe stato l’unico elemento esecrabile per le leggi cinesi, ma di un vero e proprio rapporto sessuale, consumato davanti agli occhi di tutti.

Il tutto è avvenuto nella Galleria di Arte Moderna di Pechino. Le persone recatesi nella sua “stanza” si aspettavano un quadro, o al massimo una particolare scultura. Non hanno trovato niente di tutto ciò. L’uomo infatti ha fatto sesso, senza colpo ferire, con la moglie davanti ad un pubblico artisticamente preparato ma decisamente scioccato. E se in tutto è necessario che vi sia un limite, ancor di più questa demarcazione si fa stretta in un posto come la Cina dove anche esporre un immagine pornografica all’esterno di un edicola è vietato.

La reazione della legge non si è fatta attendere e la condanna è arrivata. Il legale dell’uomo ci tiene a sottolineare che tale “manifestazione artistica” si è in realtà svolta a porte chiuse e che alla rappresentazione erano stati invitati solo degli artisti professionisti. Ad onor del vero va riconosciuto che molti colleghi di Chen Li si sono presentati in tribunale per testimoniare in sua difesa, richiedendo una assoluzione. Secondo l’avvocato dell’artista, il rapporto sessuale era semplicemente una porzione di arte messa in pratica per criticare ironicamente la commercializzazione dell’arte.

I benpensanti cinesi in questo caso sembrano essere divisi in due fazioni: la prima che condanna un atto del genere anche se messo in scena pubblicamente per “protesta” e la seconda che punta il dito sulla repressione dell’arte. Chi dei due ha ragione?

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