Cerchi di grano: un disegno erotico su Google Maps

Di fronte a un’opera artistica così importante diventa davvero difficile mettere in castigo questi buontemponi, e la buona notizia è che questa meravigliosa trovata non è stata affatto cancellata da Google Maps, tanto da essere ancora visibile e visitabile dai navigatori di tutto il web (trovate qui il link, nel caso stiate aprendo Google Maps per cercarlo!).

Il disegno fallico che vedete nella foto, e che appunto è ben visibile da Google Maps, è stato tracciato dagli studenti del liceo di Fairfield, in Nuova Zelanda e ha reso orgogliosi gli studenti, e magari i professori di storia dell’arte, di tutto il mondo. La foto del disegno, scattata nel 2009, mostra ben sei disegni fallici tracciati attorno al cortile e lungo il parcheggio della scuola, un’opera che sicuramente avrà comportato uno sforzo fisico e un lavoro d’ingegno non di poco conto.

Il disegno era stato segnalato al Preside della scuola, Gerhard van Dyk, che aveva fatto sapere con una circolare che avrebbe sicuramente trovato e punito il colpevole di un gesto così vergognoso. Le telecamere della scuola però, spente durante il week end, non hanno aiutato il Preside a beccare in flagrante il colpevole e, ironia della sorte, il lavoro così ben definito ha dovuto aspettare mesi prima di essere cancellato con diserbanti e altre forme di “violenza giardiniera”.

Qualche giorno fa ecco rispuntare la beffa. Dopo anni di distanza da quell’ingiurioso evento, i giornali tornano a parlare del pene neozelandese e il Preside della scuola, quasi risvegliato da un lungo torpore, comunica a tutti di voler contattare Google per nascondere quel brutto disegno. Nessuno sa quanto tempo sarà necessario a Google prima di risolvere la questione ma, nel frattempo, sul web in molti stanno ancora diffondendo i loro complimenti al gruppo di artisti facendo della mappa del liceo una delle pagine più visitate. Forza Preside, si faccia una risata e piuttosto, visto il traffico web, chieda a Google qualche percentuale sul ricavo!

[Photo Credits stuff.co.nz]

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