Denuncia il marito per maltrattamenti ma ha firmato un contratto di schiavitù: chi ha ragione?

Una commessa padovana ha denunciato il marito per maltrattamenti e lo ha buttato fuori di casa. La notizia è di ieri, e sembrerebbe identica alle tante storie di violenza sulle donne che purtroppo ascoltiamo troppo spesso al telegiornale, se non fosse per la natura particolare del rapporto che vede protagonista i due ex coniugi.

La donna infatti aveva firmato uno Slave Contract, cioè un contratto di schiavitù che nei rapporti BDSM crea un legame di appartenenza tra padrone e schiava. Un legame molto profondo e di natura consensuale, tanto che nel contratto veniva indicata anche una Safe Word, una parola di salvezza che segna la fine del gioco erotico se il Padrone supera certi limiti.

Nel BDSM è sempre lo slave che sceglie la Mistress

Lo abbiamo ripetuto più volte: nel BDSM è sempre lo schiavo che sceglie la sua Padrona, non il contrario. E lui ha la facoltà di andarsene quando gli pare. La cosa probabilmente farà inorridire alcune Mistress (e Master) della comunità sadomaso, ma questa regola non va mai infranta. Soprattutto quando la Mistress pensa di cedere lo slave a qualcun’altra come se fosse un oggetto. Ma il BDSM non è una vera schiavitù, ma un gioco erotico tra adulti consenzienti, non dimentichiamolo.

Come succede in tutte le relazioni, può capitare che anche il legame tra schiavo e Padrona col tempo si deteriori. In tal caso, se esiste un contratto di schiavitù, è meglio scioglierlo di comune accordo, anziché cedere lo slave a un’altra Mistress senza nemmeno consultarlo. Può capitare, infatti, che lo slave non gradisca i metodi della nuova Padrona, troppo leggeri o troppo rudi, e che questa lo sottoponga ad un addestramento inadeguato, senza aver prima discusso insieme quali sono le pratiche a lui gradite e quali invece preferisce evitare. Infatti il corretto training di schiavitù permette proprio di stilare un programma di attività che comprenda l’elenco di tutte le cose che lo slave vuole o non vuole fare perché sono oltre il suo limite. E questo limite va sempre rispettato.

La Disciplina Domestica nelle relazioni BDSM o coppie spanking

Disciplina Domestica

Per Disciplina Domestica (DD) all’interno di relazioni BDSM o di coppie che praticano lo spanking, s’intende l’insieme di regole e sanzioni – di solito sotto forma di punizioni corporali – imposte a uno o entrambi i partner (coniuge o convivente) come misura correttiva per aver infranto un accordo o un patto, magari scritto e firmato nel contratto di schiavitù. Scopo della Disciplina Domestica è salvaguardare l’armonia e la stabilità dell’ambiente domestico, anche nel rapporto tra Master e slave. E’ anche un mezzo per risolvere le controversie e per esprimere il dispiacere per il comportamento del coniuge, in un modo sicuro e controllato.

In generale, la Disciplina Domestica si ritrova in coppie eterosessuali, e la punizione corporale più comune consiste in una sonora sculacciata, magari con l’ausilio di un battipanni, per aiutare la donna a superare quei comportamenti negativi che possono arrecare danno a se stessa, o al rapporto di coppia. Ma questa premessa non offende la donna e non deve in nessun modo offendere il lettore, poichè lo spanking avviene sempre tra individui adulti e consenzienti che vivono una relazione d’amore. La Disciplina Domestica non incoraggia l’uso della violenza, e la punizione avviene sempre con il pieno consenso della donna.

BDSM, lo Slave Contract o accordo di schiavitù.

Nel BDSM, tra il Padrone e la schiava si crea un legame di appartenenza così profondo che talvolta i due possono decidere di firmare un contratto che leghi l’uno all’altra. Tale contratto, pur non avendo una valenza legale, può rafforzare l’unione tra “Master” e “slave”, appagando il reciproco desiderio di appartenenza.
Dopo la piccola “interruzione”, troverete un esempio di Slave Contract, un accordo di schiavitù tra Padrone e schiava, tratto dal sito di Master Aton.
A proposito del termine “riduzione in schiavitù”: ricordiamo ai lettori che la schiavitù è un vero e proprio reato e che termini come Padrone e schiava sono usati esclusivamente nell’ambito di un gioco erotico.