Il pene nella storia dell’arte, tra scandalo e censura

Il problema con i peni è che una volta che ne hai visto uno, cominci a vedere peni un po’ dovunque: nei graffiti come negli scarabocchi dei bambini, sulle pareti dei templi antichi come nelle opere della Pop Art. Ma tutto questo è davvero frutto della nostra suggestione oppure ci troviamo a vivere in un mondo che è pieno di peni nascosti?

La seconda ipotesi non è così azzardata come sembra, perché il pene nella storia dell’arte è stato quasi sempre oggetto di censura, basti pensare alla foglia di fico che è stata applicata al David di Michelangelo per volere della Regina Vittoria, che giudicò la statua “oscena” per la sua nudità.

Ma a rivalutare il pene, così bistrattato nella cultura e nella storia dell’arte, ci ha pensato Tom Hickman, giornalista e scrittore, con il suo nuovo libro God’s Doodle: The Life and Times of the Penis. Una vera e propria storia ragionata del pene, che in questi secoli ha avuto un destino alti e bassi.

Hickman esamina il suo soggetto da diverse angolazioni: la forma, il suo ruolo nella società, i suoi punti deboli e lo scopo fondamentale di quello che definisce come “l’ornamento più prezioso dell’uomo”, un’opera divina, quasi il “Doodle di Dio”. Questo entusiasmo vi sembra esagerato? Allora forse ignorate che perfino la croce sulla quale era appeso Gesù è considerata da alcuni studiosi come una rappresentazione dei genitali maschili. Sorpresi? Questa e altre curiosità le trovate in God’s Doodle su Amazon.

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