I gay sono troppo buoni, parola del regista John Waters

John Waters non si considera un regista gay, sebbene non abbia mai negato il suo orientamento sessuale. Ma la sua visione del mondo non è mai stata “politically correct”, tanto che i suoi primi film sono stati sottoposti a censura, come nel caso di “A Dirty Shame” che raccontava la trasformazione di una tranquilla madre di famiglia in una donna assetata di sesso, con una voglia tanto forte che finisce per trascinare in un vortice di trasgressioni (voyeurismo, lesbismo, feticismo, ecc.) anche tutti gli abitanti del paese.

Con questo background, non c’è da meravigliarsi che lo stesso Waters abbia finito per dichiarare che i matrimoni gay nei film siano l’ultima tendenza di una cultura troppo “mainstream” e buonista.

Facciamo chiarezza: il regista è favorevole ai matrimoni gay, nonostante lui non abbia nessuna intenzione di sposarsi. Però detesta come i personaggi gay sono rappresentati oggi nei film: bravi ragazzi che si innamorano, si sposano, e magari pensano a mettere su famiglia adottando dei bambini. Si tratterebbe insomma di un quadretto troppo “politically correct” perché, secondo Waters, i gay non possono fare più i cattivi nei film altrimenti si rischiano censure e querele.

Insomma a John Waters manca la cattiveria e l’umorismo dissacrante dei “gay movies” anni 80 e 90, un’epoca irripetibile per il cinema omosessuale. E intanto pensa di riprendere il progetto di “Fruitcake” il suo primo “film per bambini”, tutto incentrato sul personaggio di una ragazza che scappa di casa dove vive con il padre omosessuale, alla ricerca della sua madre naturale.

Via | The Advocate

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