Guccione, alti e bassi di un personaggio eccentrico

L’America dà l’addio in queste ore a Bob Guccione, il fondatore di Penthouse. Un personaggio eccentrico la cui vita è stata caratterizzata da ombre, crisi, riprese.

Nato a Brooklyn da una famiglia cattolica di origini siciliane e tentato a un certo punto dal sacerdozio, oltre a Penthouse Guccione lanciò una serie di riviste di tutt’altro genere. In primo luogo quella di scienza Omni, oltre a Forum, Variations e Penthouse Letters.

Pittore dilettante dalle dscrete capacità, Guccione possedeva una invidiabile collezione d’arte moderna e contemporanea, con opere di pittori impressionisti e surrealisti. Ma il tracollo era vicino: quando agli inizi degli anni Ottanta l’editore porno era finito nella lista dei 400 più ricchi eletti dalla rivista Forbes, il suo immenso potere stava già cominciando a vacillare.

Poco prima, comunque, Guccione aveva trovato pure il tempo per farsi uno splendido regalo: una delle più grandi dimore di Manhattan, a due passi da Central Park. Ben 26 stanze, una piscina interna, numerosi pezzi di antiquariato e statue di marmo.

Errori nella sua carriera se ne segnalano, come la produzione alla fine degli anni Settanta di “Io, Caligola”, regia di Tinto Brass. Un cast stellare per questo film – Malcolm McDowell, Peter O’Toole, John Gielgud, Helen Mirren – che aspirava a diventare la prima superproduzione erotica di qualità della storia. Peccato che la pellicola visse soprattutto di critiche e litigi, tagli, rimaneggiamenti e censure. Il risultato finale vide Guccione stravolgere l’opera originale inserendo molte scene a luci rosse, tant’è che Brass sconfessò il prodotto finale.

Travolto dalla crisi, nel 2003 la casa editrice di sua proprietà, la General Media, dichiarò la bancarotta. Guccione si vide dunque costretto a mettere in vendita la sua casa newyorchese, prima a 100 milioni, poi a 59 milioni di dollari. Alla fine, la proprietà fu venduta per 49 milioni di dollari al finanziere di Wall Street Philip Falcone. Soldi entrati direttamente nelle tasche dei creditori dell’ex re del porno su carta.

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