50 Sfumature di Grigio e gli stereotipi cattivi del bondage

50 Sfumature di Grigio è il libro del momento, il romanzo erotico di cui tutti parlano. Però non ne parlano sempre bene, anzi le critiche più pesanti arrivano proprio dalla comunità BDSM, termine che indica l’insieme di pratiche bondage, di dominazione, e sado-masochismo. L’accusa principale è che il libro tende a “demonizzare” queste pratiche erotiche, rafforzando gli stereotipi negativi sul bondage in particolare. Perciò 50 Sfumature di Grigio tratterebbe questi argomenti in maniera superficiale.

A pensarla in questo modo però non è solo chi fa BDSM, ma anche molti psicologi e sessuologi che in questi ultimi anni hanno condotto studi sul sesso estremo. Tra questi la dottoressa Pamela Stephenson Connolly, è stata forse la meno tenera di tutti. Psicoterapeuta specializzata nel trattamento dei disturbi sessuali, la dottoressa Connelly ha letto il libro da cima a fondo, e l’ha trovato non solo noioso e ripetitivo, ma addirittura fuorviante, perché porta le donne ad aspirare e desiderare obiettivi francamente irraggiungibili come l’orgasmo simultaneo, che si verifica tra i protagonisti la maggior parte del tempo, mentre nella vita reale non accade quasi mai. Ma questa non è certo la cosa peggiore del libro.

La cosa peggiore è che il libro, secondo la Connolly, è solo un’accozzaglia di stereotipi, e oltretutto dà una cattiva reputazione al bondage e a chi lo pratica.

Infatti Christian Grey, il protagonista del libro, è raffigurato come un freddo predatore sessuale con un dungeon arredato come una “sala giochi del sesso” piena di sex toys spaventosi. Inoltre Grey ha una totale mancanza di competenze in materia di bondage. Anche i novizi sanno che utilizzare cavi e fascette per le legature è una pessima idea, per evitare danni ai nervi e cicatrici molto meglio usare una spessa corda.

Come se non bastasse, E.L. James, autrice di “50 Sfumature”, lascia sottintendere che gli interessi erotici particolari dell’uomo si siano sviluppati perché Christian Grey altri non è che una persona psicologicamente disturbata. Un dettaglio che ha fatto parecchio arrabbiare la dottoressa Connolly.

Dieci anni fa Pamela Stephenson Connolly ha svolto un approfondito studio psicologico sulle persone coinvolte in uno stile di vita BDSM, forse il più grande studio empirico mai fatto fino a questo momento.

Allo studio ha partecipato un gruppo di persone composto da 132 individui, che sono stati intervistati e successivamente sottoposti a quattro ore di test psicologici. Ebbene dallo studio non è emerso nulla che faccia supporre che tutti questi individui siano psicologicamente disturbati. E perfino le tracce di abusi infantili, a lungo associati con la pratica, una volta adulti, del BDSM erano presenti solo in pochi individui, tanto da vanificare ogni responsabilità di danno infantile.

La conclusione dello studio è che praticare BDSM in modo sicuro e consensuale non è la prova di qualche malattia mentale o fisica, o la conseguenza di un trauma emotivo vissuto nell’infanzia, perciò questi individui non possono – e non devono – essere trattati come dei malati da curare.

Il BDSM non è un sintomo patologico, ma solo un gioco erotico che piace a tanta gente, ma che rischia di essere frainteso quando descritto in maniera così superficiale come avviene in “50 Sfumature di Grigio”.

Via | National Times
Photo Courtesy | Thinkstock

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