Racconti erotici: Numeri Sexisti

Appuntamento ogni domenica e lunedì con i “Racconti Sexisti” di Miss Lucy

Non dovevi recuperare il tuo stato? Ma dove sei? E’ allettante la proposta che mi hai fatto, tutti noi soli in una stanza. Decisamente apprezzabile il miscuglio del nostro canto, fuso con ardori e odori e tepori. Ho vissuto troppo tempo chiusa dentro me stessa, ora voglio godermi lo strazio di essere padrona dei miei istinti, di farmi dominare da invadenti. Uomini e donne, per me non esiste la monotonia, per me siete solo numeri di una pazzia, uguali ma diversi. Mi sciolgo il vestito e nel buio sento troppe mani che toccano la mia pelle, e vanto l’inghiottire di umani stili. Mi sono persa, sto decidendo di abbandonarmi completamente al gioco, all’incantesimo che ora non fugge più. Godo essere apprezzata, egocentrica della mia parte più squilibrata, un uomo sta scoprendo la mia “Testa Rossa” con le sue mani, dietro di me, sento il caldo duro di un corpo in mira, così come davanti, di fianco e nel giro e in giro. Lasciatemi respirare, ma fatemi godere.

Mi sento portata via dall’uomo che modellava il mio bagnato e senza nessun giramento, mi infila dentro il suo duro, la sua arma puntata al capire, al volere. Sbattuta al muro inizia il mio dolore che diventa piacere, nauseante e promettente e mi muovo come un albero pieno di frutti. Il succo si fa nascente e non mi libero dell’orgasmo che sta per venire. Nell’insieme di tutto, noto altre mani che catturano la mia attenzione, mentre il liquido cede dal furore al relax. Mi bacia, è una donna, la riconosco, mi piace e la lascio fare. L’uomo, un altro, un sepolcro diverso mi gira per spingermi dietro, nel mio davanti perplesso. Non vedo nulla, il rumore dei sensi, mi fa ascoltare l’armonia che dilaga in me.

Spingi animale pressante, rendimi la vita infernale, sbatti ciò che ti rende piacere, io godo all’enormità del tuo palato, il tuo gusto di assaggiare. Scenica presa di forma, iniettami la tua volgarità, artefice dei miei desideri. Continui amplesso del tuo dovere, il meccanico e schietto entrare e uscire che preme e circonda, e ancora e ancora ti ostini a ripetere. Spingi, spingi, penetrami come vento deciso. Non c’è croce che distingue la mia libertà. Non dimenticarti di farmi venire.

[N.d.a Trovate altri miei “Racconti Sexisti” sul mio blog]

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