Racconti Erotici: Giochi femminili

Appuntamento ogni domenica e lunedì con i “Racconti Sexisti” di Miss Lucy

Adoro portarti a giunzaglio, è il mio spiraglio di luce più onnipotente, che dona gloria alla mia grandezza di donna. Tu, piccola, indifesa e inutile schiava, ti mostri viandante e sfinita di colore. Passeggio a inoltrarti di punte al vento, mentre tu giocosa ti orgasmi di sottomissione che sei, io sono la tua Dea, unica e sola. Ti torturerò e ti farò molto male e poi ti lascerò legata al tuo ventre, senza becchi e platee, stai attenta a non rovesciare le tue idee, non pungerti di distrazioni. Bacia i miei piedi e osanna le mie mani, non stancarti di armarti della tua forza, perchè io non mi stancherò di illudermi. E’ meritevole la tua devozione per la mia persona, non temo di farti scappare, ho corde piene di atrocità, che donano momenti di straordinaria bellezza.

Combatto di luce, quella che mi appartiene e che tu vedi in me. La schiava è uno sfregio senza senso che va solo annientata. Stupida, infame, relitto addomesticato, sei solo una pulce che va schiacciata e maltrattata, una inutile schifezza che non deve reagire ma solo inghiottire. Ti soffoco con il collare e con le mie spine ti buco nel sangue. Stai tranquilla, so comandare il mio stato e non esagero a elargire, ma tollero lo svenire. Ti lego in postazione adiacente alla mia mente, tra il muro perlato e le catene affamate, il mio frustino non cede alla vergogna, se mai si donasse alla menzogna. Aperta e voltata del tuo corpo, inizio a dipingerti la schiena con assoluta mia perversione che sa di onesta partecipazione.

I tuoi gemiti hanno il senso del dolore, di un piacere che solo tu puoi capire. Non nasconderti tra i segni, ma lasciati andare al meritevole strazio. Tu sei ciò che io non sono. Continuo a frustarti, ad assaporare la tua schiena e a sentirmi appagata, mentre ti giri a guardarmi negli occhi, perchè vuoi nutrirti anche dei miei fulmini. Non appassire di banalità, renditi morbosa al mio essere. Urli e inondi il mio piacere, mi appaga il senso di lenire. Non iniziare a implorarmi di smettere, perchè continuerò finchè io decido di osare. Che sia chiara la mia umiltà, rendo tutto ciò che mi avvale, di sacralità. Decido io, ricordalo, decido io.

Ti lascio nuda e stanca, legata al muro, poi ti lego al palo come un cane abbandonato, riempita nella bocca, circondata da tremori, giaci lì e non muoverti, non voglio sentire rumore. Pensa al suono della mia arte, la frusta che ti rende melodia. Sei schiava e io Mistress non c’è pace e agonia.

[N.d.a. Potete leggere altri miei Racconti Sexisti sul mio blog]

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