Rilettura in chiave erotica del pop made in italy

Amore mio, come farò a rassegnarmi a vivere? E proprio che ti amo/ ti sto implorando: aiutami a D-I-S-T-R-U-G-G-E-R-T-I

A tutti gli ometti e alle omette amanti di cooletto propongo un ascolto critico alla memoria delle hit maggiori di Michele Zarrillo: parlo di “una rosa blu” e di “cinque giorni che ti ho perso”, dopo averlo visto per voi in una sua recente apparizione alla festa della Madonna di Ognina il 6 settembre scorso a Catania.

Veniamo al sodo anzi ai sodi cooletti femminili da me visionati e ponderati secondo lecita maniera tra il pubblico nutrito del concerto, niente male la location in riva a mare, serata afosa.

Tutti a vedere e sentire barrire il mitico elefante grondante di sudore, ma perché a un uomo in generale e ad una donna in particolare piace Michele Zarrillo? E, soprattutto, quali sono le vere tematiche delle sue canzoni ? Sentiamolo dalla sua viva voce

Siamo nella parte centrale del concerto. Ho resistito fino a tanto perché Michele Zarrillo intoni quasi in falsetto il famoso verso del ritornello della storica “Cinque giorni che ti ho perso“:

Amore mio, come farò a rassegnarmi a vivere? E proprio che ti amo/ ti sto implorando: aiutami a D-I-S-T-R-U-G-G-E-R-T-I

Ho sillabato in maiuscolo per evidenziare la violenza dell’espressione che forse potrebbe essere interpretata – a parziale scusante dell’autore interprete come una lontana reminescenza punk, ma considerando il troppo miele versato dal nostro elefante (con)nazionale, direi non molto anzi nulla, spalancando così una finestra mentale sul background di casi come l’uccisione di fidanzate a opera di fidanzati un caso ormai tipico dell’Italia come le morti sui luoghi di lavoro.

In Italia, terra dell’amore, terra della chiesa, di una sensualità ossessionata, visibile quanto repressa: impasto psichico denso di pepe ed altre spezie.Nella categoria dei guru canori per serial killer di stampo amoroso o, nei casi migliori  per insospettabili adoratori del bondage made in italy Michele Zarrillo merita una menzione speciale per quanto detto e per quanto testualmente sotto riportiamo. Si omettono le tre strofe centrali per ragioni di spazio, ma il motivo è facile da ricordare.

Una rosa blu sulla pelle tua

mi ricordi Londra snob e bionda con un filo di follia

dicono di te… pare che ci stai

che ti scaldi presto che poi tutto il resto e non ti leghi mai

ma se fossi mia io ti legherei

con un laccio al cuore che ti faccia male quando te ne vai.

(…)

Se fossi mia ti legherei… ma un laccio al cuore non ci sta

al mare o dove c’eri tu mi punge la tua rosa blu

dolce e un po’ perversa è la tua fantasia.

Ma una rosa blu sulla pelle mia

me ne accorgo adesso, passo dopo passo

che non va più via.

Una rosa blu di Michele Zarrillo. Proposta di karaoke per serate autunnale per giochi di coppia al ristorante o in camera da letto per cominciare facendosi quattro risate (che fanno sempre bene) e poi tastarle il polso, solleticare il suo inconscio, per vedere di innescare la sua follia: la sua voglia di trasgredire.

Per gli ometti il consiglio di restare lucidi, rammentare il distacco ironico (che fa sempre bene) per evitare di cadere preda di raptus zarrilliani che prevedono seguiti quasi sempre infelici fuori dal letto.

In alternativa a Zarrillo indicare brani del filone individuato validi anche per comporre la nostra Hit parade autunnale: Cooletto Decadence

[photo courtesy of wikipedia]

Doctor Vu 16/9

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